PODGORICA - Uno Stato in fibrillazione. È la piccola (13.800 chilometri quadrati, come il Trentino Alto Adige), giovane (si è affrancata dal “giogo” della Serbia soltanto cinque anni fa), ma combattiva Repubblica del Montenegro la cui Nazionale questa notte in un Gradski Stadion gremito sino all’inverosimile ha la possibilità di ipotecare la qualificazione agli Europei 2012 se batterà la potente Inghilterra di Fabio Capello nella sfida clou del Gruppo G. Un evento storico per tutti i montenegrini, molti dei quali si recheranno allo stadio indossando la maglia bianconera (o rosa) numero 14 della Juventus, ovvero quella del loro capitano e idolo Mirko Vucinic, il talento nato a Niksic 28 anni fa che sta facendo volare la Vecchia Signora in vetta alla classifica della Serie A per i rinnovati sogni tricolori di 14 milioni di tifosi.
Vucinic, Montengro-Inghilterra è un po’ Davide contro Golia...
«Se vi piace descriverla così... Però vorrei ricordare che all’andata a Wembley, giusto un anno fa, finì 0-0, noi colpimmo nel finale una traversa con Jovanovic e io non ero neppure in campo perché infortunato... Mica male per essere Davide, no?».
Sarete caricati a mille...
«Certo, perché nel nostro stadio giocheremo in superiorità numerica: il pubblico montenegrino è caldissimo e come sempre farà un tifo indiavolato. È davvero il nostro dodicesimo giocatore».
Un po’ come i tifosi del nuovissimo Juventus Stadium...
«Perché no... Nel successo contro il Milan parte di merito va anche ai nostri paladini. Sentire il loro incitamento così da vicino, senza pista di atletica, è sicuramente un vantaggio da tenere in conto per tutta la stagione».
Cos’è cambiato dopo il successo sui campioni d’Italia uscenti?
«Abbiamo assunto maggior consapevolezza nei nostri mezzi, l’autostima è aumentata, sappiamo che possiamo arrivare lontano. C’è uno spirito vincente che il nostro allenatore ci sta trasmettendo. Però attenzione: guai a montarsi la testa perché non abbiamo ancora conquistato niente. I conti si fanno sempre alla fine e noi dobbiamo lavorare, lavorare e ancora lavorare».
Ha sentito degli elogi del nostro ct Prandelli che ha paragonato Conte a Lippi?
«Sì, e se lo dice lui che pure è stato un bianconero, c’è da credergli. La Juve di Lippi era la squadra da battere: noi vogliamo imitarla ».
Esiste un punto di contatto fra il suo “piccolo” Montenegro e la sua “grande” Juventus?
«Ebbene sì: la filosofia del tutti per uno e uno per tutti. Siamo due gruppi molto uniti, sia a livello di Nazionale che di club : diamo tutto e di più in campo per centrare la vittoria. Col Montenegro vogliamo fare la storia, con la Juve vogliamo rifarla».
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Massimo Franchi - Tuttosport.com
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