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PESCARA - Il nuovo taglio di capelli è da tecno-scugnizzo: uno sguardo alle foto ingiallite di Napoli e Parma, uno al futuro da manager che sta costruendo dopo il recente taglio del cordone ombelicale juventino per l’esperienza da dirigente negli Emirati. Fabio Cannavaro ha orgoglio e sentimenti da capitano, ancora oggi. E considerazione di sé elevatissima: sorride, ma un po’ si picca se - per errore - uno lo chiama Paolo che è la voce del verbo Cannavaro coniugata al presente indicativo. Ha occhi, molti, per il Napoli: pensiamo immagini lì, una volta sfrondate le spine del sul rapporto agro con De Laurentiis, il domani. E orecchie per il rumore di fondo che fa la Juventus di Antonio Conte: capitani che si lasciavano il testimone del carisma nello spogliatoio, compagni solo in azzurro. A Pescara l’hanno premiato come il più centenario dei cavalieri azzurri a tre cifre (Buffon insidia il suo primato, non più Zoff e Maldini), ma Cannavaro ha l’orizzonte sul presente e traguarda il campionato.
E se fosse proprio Juve-Napoli?
«Beh, sembra così. Gioco e classifica adesso dicono questo, ma penso che sia qualcosa di respiro lungo, non la boccata d’aria del momento. Anche se io sullo stesso piano ci metto pure l’Inter. In ogni caso diamoci tutti l’appuntamento a dicembre- gennaio: è il momento in cui si capisce. Anche se qualcosa la so già».
E ce la dica, allora, Fabio.
«Alla Juventus sanno come si fa quando si parte bene: c’è un’abitudine ambientale a gestire le corse in testa. Se tengono ancora un po’, col vantaggio di potersi allenare tutta la settimana senza l’impegno delle coppe hanno un’arma doppia in più. Il Napoli, alla lunga, potrebbe pagarlo il conto della Champions League. Infatti certi discorsi non li capisco: sento dire che puntano all’Europa. E invece credo che quest’anno gli si presenti una formidabile occasione per lo scudetto, il tricolore lo vedo più alla portata anche se mi piace come De Laurentiis e Mazzarri stanno costruendo. Due pezzi per volta, mantenendo l’identità e Inler fa tanto. L’uomo che sposta gli equilibri, però, l’ha preso la Juve».
Pensiamo di sapere chi è.
«Andrea Pirlo che passa dal Milan alla Juve sposta l’equilibrio della serie A. E’ un giocatore importantissimo, decisivo. Capitò nel 2004 anche a me, quando dall’Inter andai alla Juve di Capello. Eppoi ci sono altre similitudini. Il 32 porta fortuna».
Ma sulla maglia Pirlo ha il 21, mica il 32.
«Ha 32 anni e a quell’età io ho vinto il Pallone d’oro: voglio dire che è ancora nel pieno della carriera. L’inizio di stagione con Juventus e Italia è incredibile solo per chi sottovaluta uno dei giocatori più forti comparsi nel mondo negli ultimi 10 anni».
E l’impatto di Conte?
«Antonio in panchina mi spaventa. Mi mette davvero paura: pare che possa scoppiare da un momento all’altro. Mette a tutti una pressione addosso che è quel che ci voleva là, alla Juve. Dopo due anni come quelli passati, c’era proprio bisogno di uno così».
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Alvaro Moretti
Fonte: Tuttosport.com
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