giovedì 13 ottobre 2011

Intervista a Cannavaro

L'ex capitano della Nazionale ed ex difesore della Juventus a pescara dopo la partita della nazionale sontro L'Irlanda del Nord ha rilasciato un'intervista:

PESCARA - Il nuovo taglio di capelli è da tecno-scugnizzo: uno sguardo alle foto ingiallite di Napoli e Parma, uno al futu­ro da manager che sta co­struendo dopo il recente taglio del cordone ombelicale juventi­no per l’esperienza da dirigen­te negli Emirati. Fabio Canna­varo ha orgoglio e sentimenti da capitano, ancora oggi. E considerazione di sé elevatissi­ma: sorride, ma un po’ si picca se - per errore - uno lo chiama Paolo che è la voce del verbo Cannavaro coniugata al pre­sente indicativo. Ha occhi, mol­ti, per il Napoli: pensiamo im­magini lì, una volta sfrondate le spine del sul rapporto agro con De Laurentiis, il domani. E orecchie per il rumore di fondo che fa la Juventus di Antonio Conte: capitani che si lasciava­no il testimone del carisma nel­lo spogliatoio, compagni solo in azzurro. A Pescara l’hanno pre­miato come il più centenario dei cavalieri azzurri a tre cifre (Buffon insidia il suo primato, non più Zoff e Maldini), ma Cannavaro ha l’orizzonte sul presente e traguarda il cam­pionato.

E se fosse proprio Juve-Na­poli?

«Beh, sembra così. Gioco e clas­sifica adesso dicono questo, ma penso che sia qualcosa di respi­ro lungo, non la boccata d’aria del momento. Anche se io sul­lo stesso piano ci metto pure l’Inter. In ogni caso diamoci tutti l’appuntamento a dicem­bre- gennaio: è il momento in cui si capisce. Anche se qualco­sa la so già».

E ce la dica, allora, Fabio.

«Alla Juventus sanno come si fa quando si parte bene: c’è un’abitudine ambientale a ge­stire le corse in testa. Se tengo­no ancora un po’, col vantaggio di potersi allenare tutta la set­timana senza l’impegno delle coppe hanno un’arma doppia in più. Il Napoli, alla lunga, po­trebbe pagarlo il conto della Champions League. Infatti certi discorsi non li capisco: sento dire che puntano all’Eu­ropa. E invece credo che que­st’anno gli si presenti una for­midabile occasione per lo scu­detto, il tricolore lo vedo più al­la portata anche se mi piace co­me De Laurentiis e Mazzarri stanno costruendo. Due pezzi per volta, mantenendo l’iden­tità e Inler fa tanto. L’uomo che sposta gli equilibri, però, l’ha preso la Juve».

Pensiamo di sapere chi è.

«Andrea Pirlo che passa dal Milan alla Juve sposta l’equili­brio della serie A. E’ un gioca­tore importantissimo, decisivo. Capitò nel 2004 anche a me, quando dall’Inter andai alla Juve di Capello. Eppoi ci sono altre similitudini. Il 32 porta fortuna».

Ma sulla maglia Pirlo ha il 21, mica il 32.

«Ha 32 anni e a quell’età io ho vinto il Pallone d’oro: voglio di­re che è ancora nel pieno della carriera. L’inizio di stagione con Juventus e Italia è incredi­bile solo per chi sottovaluta uno dei giocatori più forti com­parsi nel mondo negli ultimi 10 anni».

E l’impatto di Conte?

«Antonio in panchina mi spa­venta. Mi mette davvero pau­ra: pare che possa scoppiare da un momento all’altro. Mette a tutti una pressione addosso che è quel che ci voleva là, alla Juve. Dopo due anni come quelli passati, c’era proprio bi­sogno di uno così».

Leggi l'intervista completa nell'edizione odierna di Tuttosport
Alvaro Moretti

Fonte: Tuttosport.com

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